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Antonio Bergo
Watch Expert
Maggio 2022

1585 (Parte 2)

Nel 1585 Tommaso Garzoni, un religioso appartenente all’ordine dei Canonici Lateranensi, fa pubblicare una delle sue opere più importanti del titolo: La piazza universale di tutte le professioni del mondo, che verrà ristampata e tradotta per quasi un secolo. Opera molto fortunata e di esempio poi per molti. Peccato che il nostro Tommaso (a volte Tomaso) sia morto nel 1589 e non abbia goduto del successo.
Opera enciclopedica, sterminata, dove tratta di tutte le professioni, i mestieri, le attività umane. Dai principi e signori ai religiosi, da giureconsulti agli agozzini, agucchiaruoli, arcari, i boii, i curadestri, dai duellanti ai furbi, gli heretici e ovviamente gli inquisitori, da chi interpreta i sogni ai logici, ai maghi, i maldicenti, le meretrici, gli sbirri, le spie, gli usurai. Insomma, pensate ad una qualsiasi attività umana e qui troverete una descrizione, fino a 540 voci. Sì avete letto bene.

Di ogni attività traccia la storia dalle origini, quasi sempre rifacendosi al mondo greco, descrive in cosa consiste l’argomento di cui tratta, che attrezzi usano (quando serve), nomina esempi di persone importanti in quella occupazione, cita fonti. Ogni capitolo si conclude con una annotazione. Alcune brevi citando fonti da consultare, in altre esprime un suo giudizio, spesso caustico, semi serio.
Al mestiere: De’ maestri d’horologi, Garzoni dedica poco spazio. Solo tre pagine e mezzo, mentre alle meretrici quasi dodici!!!!

Inizia parlando di come si misurava il tempo presso i Greci, poi passa al mondo romano e arriva ai tempi nostri, o meglio al suo tempo. Dice ai suoi contemporanei, molto meno informati di noi, che tutti gli orologi contengono in sé le hore, le mezhore, i quarti e i minuti (siamo nel 1585 c’è chi non ha mai visto un orologio). Cita gli orologi solari, le meridiane, le clessidre e gli horolgi a sabbia, ma ammette che quelli del suo tempo sono meglio.
Ci dice che gli orologi: poi communemente o son da sole, o di acqua, o da polvere, o da ruote con le parti loro.
Afferma che: questo è mestiero assai honorato, et utile per la gran commodità, che riceve l’huomo dalla notitia dell’hore, et de’ tempi per gli esercitii suoi.

Ma alla fine della sua presentazione scrive questo: ma il più giusto horologio del mondo è quello de’ villani, che mai falla perché si sentono al ventre l’hora di pranso, di colatione, et della cena mirabilmente.
Aggiunge poi una critica che ancora oggi molti sottoscriverebbero: il vitio particolare di questi maestri da horologii è questo, che per nettare, o forbir solamente un horologio dimandano dui o tre ducati, quasi che non si sappia che cosa importi il nettargli di dentro, et che l’huomo non s’accorga, che gli fanno altra fattura attorno, se ben con molte ciancie, et parole dicono havergli aggiustati, racconcie le ruote, posta la mira a segno, accomodato il tempo, raddrizzato molti ferretti, levata la ruggine, et insomma col tenergli in mano un mese, fanno sembiante d’havervi meschiato molt’opere dentro et a pena gli hanno visti, restando appesi a un muro, o serrati in una cassetta come da loro si costuma.
Hor questo basti intorno a’ formatori d’horologii.

Amen

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