
Un Amico
Vi piacerebbe avere come amico una persona che, avendo ereditato dal padre un considerevole amore per gli studi, diventa uno dei massimi esperti di astronomia, filosofia e medicina? Molto stimato dai più valenti studiosi d’Italia, Germania e d’Ungheria?
Che viene nominato medico personale di Carlo IV di Boemia, che insegna medicina e astronomia a Padova, medicina a Firenze poi ancora a Padova e che nonostante questi impegni, è anche un grande viaggiatore, soprattutto per insegnare ma anche per curare potenti ed essere un negoziatore per conto del comune di Padova?
Un dotto, un erudito che compie studi importanti sulla peste, come il padre prima di lui sulle acque termali (è stato il primo a far costruire ad Abano uno dei primi “stabilimenti) e, per finire, ha compiuto studi sugli obelischi romani.
Sì potendo, mi sarebbe molto piaciuto conoscerlo ed averlo come amico, ammesso che nella metà del 1300 questo termine si potesse usare. Conoscere e stimarlo proprio come fece Francesco Petrarca, che ebbe verso di lui grandissima stima e grande amicizia, tale da dedicargli alcuni versi e da lasciargli in eredità 50 ducati d’oro, nonostante il sommo poeta odiasse i medici.


Giovanni Dondi nacque a Chioggia nel 1318, figlio di Jacopo medico, filosofo ed astronomo. Il padre era un uomo dai molteplici interessi e con uno spiccato senso pratico, fu uno dei primi costruttori di un orologio astronomico che fu posto sulla torre del Palazzo dei Signori a Padova. Realizzazione che presso i suoi contemporanei suscitò tale impressione che da allora potè aggiungere al cognome suo e dei suoi discendenti “dell’orologio”.
Giovanni nacque in questo contesto ma non si può inquadrare bene la sua opera senza collocarlo correttamente nella sua famiglia ma soprattutto nel suo tempo. Allora si consultavano gli astri per tutte le decisioni importanti, per intraprendere una guerra o per rimandarla. I medici pensavano che avessero influenza sugli “umori” e su quasi tutta la vita degli individui. L’esatta conoscenza della posizione e delle virtù dei corpi celesti , permetteva una corretta diagnosi e una “appropriata” cura. Non si diventava medici senza essere bravi astrologi.


Ecco perché prima Jacopo e poi Giovanni dovettero studiare all’università astrologia, astronomia, aritmetica , geometria e musica. Oggi tutto questo ci pare molto strano, ma all’epoca questa era la strada.
Questo spiega anche come uno studioso con una grande passione per la tecnica e un grande senso pratico, potesse costruire un orologio o meglio un complesso strumento astronomico.
L’orologio dei movimenti celesti, il planetario costruito dal Dondi è più conosciuto come Astrario, una macchina molto complicata, allora come oggi, che racchiudeva tutte le conoscenze astronomiche dell’epoca. Ci vollero circa sedici anni di studi, progettazioni, lavoro, errori e rifacimenti.
Per realizzarla (senza dubbio aiutato dal padre e da un certo Antonio che con lui aveva già collaborato), dovette affrontare e risolvere meccanicamente molti ostacoli, ad esempio per supplire alle orbite ellittiche della Luna e di Mercurio dovette costruire ingranaggi ellittici. Dovette studiare e porre rimedio all’orbita irregolare di Venere.
L’astrario di Giovanni Dondi ricostruito da Guido Dresti di Craveggia è visionabile nella sala dedicata al Tempo del Museo Poldi Pezzoli di Milano, in Via Alessandro Manzoni 12.


Primo esempio documentato di ruote con i denti all’interno e ruote con denti elicoidali. Documentato perché il nostro Giovanni ci ha lasciato la descrizione e i disegni di ogni parte del suo Astrario, di come montarli e di come correggere eventuali errori. Quello che ci ha lasciato è anche uno dei primi trattati che si conoscano. Testo che ha permesso la ricostruzione oggi di questo meraviglioso strumento perché l’originale è andato perduto.
È uno strumento unico ma diviso in due parti. La parte superiore, più larga, è composta di sette quadranti che mostrano le traiettorie e le posizioni del Sole e della Luna, le orbite e le posizioni di Venere, Marte, Giove, Saturno e Mercurio secondo la teoria Aristotelico/Tolemaica.
Nella parte inferiore era alloggiato il movimento e si potevano osservare le ore medie e i minuti di dieci in dieci, primo esempio conosciuto in cui appaiono. Su un grande disco sono incisi i giorni dell’anno, divisi per mesi e per ogni giorno il santo corrispondente e le festività religiose, fisse e mobili. Alba e tramonto riferiti a Padova, il tempo siderale.

Il tutto è mosso da un solo peso e da uno scappamento a verga con bilanciere anulare e non da un semplice folliot. Una macchina molto complessa di circa duemila componenti. Nelle ricostruzioni accurate ma essenziali che si possono vedere oggi, non compaiono le decorazioni che dovevano esserci e la protezione della parte bassa che serviva a nascondere e a proteggere il movimento.
Alcune fonti danno per morto Giovanni Dondi a Genova nel 1389, ma più recenti informazioni dicono che mori ad Abbiategrasso e che per un breve periodo sia stato sepolto a San Eustorgio e solo in un secondo tempo trasportato a Padova.
Sì mi sarebbe molto piaciuto essere amico di Giovanni Dondi dell’orologio.